La sindrome dell’intestino irritabile o colon irritabile (IBS)
Il 5-15% della popolazione occidentale lamenta di essere affetta dalla sindrome dell’intestino irritabile o colon irritabile (IBS) [1], che colpisce prevalentemente il genere femminile.
Si tratta di un disturbo localizzato a livello gastrointestinale, i cui sintomi si riconducono al dolore addominale cronico. Il dolore addominale si manifesta generalmente dopo il pasto e scompare in seguito alla defecazione. A questo si aggiungono gonfiore, meteorismo, stipsi/diarrea o alternanza di esse, la sensazione di evacuazione incompleta [2], accompagnati dal malassorbimento di proteine e di micronutrienti come magnesio, ferro, calcio, vitamina B12. A volte la sindrome è invece asintomatica.
La gravità del disturbo viene individuata attraverso i criteri di Roma [3]:
IBS-C: dove la stipsi è predominante;
IBS-D: dove prevale la diarrea;
IBS-M: sintomi misti;
IBS-U: non classificabile, dove stipsi e diarrea non sono molto frequenti.
Il dolore addominale protratto per 3 mesi consecutivi può essere un indice della sindrome.
Cause dell’IBS o Sindrome del Colon Irritabile
La fisiopatologia dell’IBS, o colon irritabile, è complessa ed è dovuta ad una combinazione di vari fattori: ritroviamo cause genetiche, infezioni guarite da tempo, alterazione della mobilità gastrica, ipersensibilità nei confronti di alcuni alimenti, alterazione del microbiota intestinale, SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth) ovvero la sovracrescita batterica intestinale, assunzione di alcuni farmaci, ipersensibilità neuroendocrina a neurotrasmettitori come adrenalina e noradrenalina, CRH e cortisolo, infiammazione intestinale.
Anche l’ansia, lo stress ed il perfezionismo sembrebbero contribuire alla manifestazione dell’IBS.
Quali sono i cibi da evitare per chi soffre di colon irritabile?
La terapia alimentare è essenziale per alleviare i disturbi causati dall’IBS. L’esclusione alimentare dei FODMAP (monosaccaridi, disaccaridi, oligosaccaridi e polioli fermentabili) ha dimostrato una buona efficacia. Si tratta di un protocollo messo a punto da Gibson e Sheperd alla Monash University di Melbourne [4], che prevede l’esclusione dalla dieta degli alimenti contenenti gli zuccheri sopra citati per un periodo di tempo di circa 4-6 settimane. Tra i monosaccaridi e disaccaridi accusati di aumentare i disturbi ritroviamo il fruttosio ed il lattosio. Tra gli oligosaccaridi ci sono invece i fruttani (presenti in alcuni cereali, verdure, legumi) e i galattani (o galattosani, presenti principalmente nei legumi e nelle brassicacee). I polioli sono carboidrati con gruppi alcolici, presenti in certa frutta come pesche, mele, pere, angurie, funghi e nelle gomme da masticare. Sono riconoscibili dalla desinenza -olo alla fine del loro nome (xilitolo, mannitolo, sorbitolo).
In generale una dieta low FODMAP prevede la riduzione di lattosio, di cibi grassi, di alcol, di dolcificanti, di legumi (soprattutto i fagioli), di cereali come orzo, farro, segale, frumento (sono permessi invece riso, grano saraceno, quinoa, amaranto, miglio, piccole quantità di avena). Al periodo di eliminazione segue quello di reintroduzione di questi alimenti, che deve essere programmato con una certa gradualità.
A causa della vasta restrizione degli alimenti consentiti nelle prime settimane, qualora necessario la dieta deve essere integrata con proteine, vitamina B12, ferro, calcio, magnesio, elettroliti. In generale, il consumo dei grassi deve essere ridotto, dal momento che rallentano della digestione. Gli acidi grassi a catena media, che non necessitano dell'interazione con la bile per essere assorbiti, possono essere aggiunti in piccole quantità per aumentare le calorie (per sopperire al malassorbimento).
La curcuma (antinfiammatorio), lo zenzero (digestivo), il peperoncino (equilibra la flora batterica) e l’utilizzo di probiotici (es: fermenti lattici) possono giovare alla digestione.
Vanno invece ridotti caffè e bevande gasate.
Le fibre migliorano la stipsi, ma in alcuni casi aumentano dolore addominale. Vanno però limitate quelle solubili.
Ovviamente la dieta LOW FODMAP deve essere programmata e seguita con l’aiuto di un professionista.
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